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Villa Fiori
Ins: 23/06/2011 - 10:47
Autore:
Gennaro Papagni

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Villa Fiori
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Descrizione:
La settecentesca Villa Fiori in stile barocco rococò napoletano presente nel territorio urbano di Bisceglie. era un “casino extramoenia” dell’allora nobile famiglia Fiori originaria di Sorrento, la quale si stabilì a Bisceglie già nel XV sec.
La famiglia possedeva diverse palazzi in quella che allora era la città (oggi Borgo Antico) e tre “casini extramoenia” in quello che allora era l’agro (oggi la città “nuova”).
Di questi l’unico rimasto è il casino Fiori, noto in città come “Palazzo Fiore”.
La cosa che rende particolare questa villa, è il fatto che ripropone dei temi architettonici tipici dell’area vesuviana di origine della famiglia Fiori. Ci si riferisce alle numerosissime ville vesuviane che si trovano lungo il “Miglio d’oro”, e che sono state restaurate e recuperate da un apposito ente, l’Ente ville vesuviane.
I temi architettonici che ripropone villa Fiori e che la accomunano alle ville vesuviane sono:
  1. le scale a tenaglia;
  2. la facciata scenografica;
  3. le logge, usate come belvedere, ma che esprimono anche tutto il senso del dominio del territorio, idea, questa, tipica della nobiltà ( di tutti i tempi);
  4. ed, in generale, “l’uso del villeggiare”, tipico delle ville vesuviane.
In pratica, in Puglia, a Bisceglie, abbiamo, un esempio di “villa vesuviana”. Villa Fiori trova anche, sempre per i temi architettonici proposti, forti analogie con la chiesa di S. Teresa a Chiaia presente a Napoli.  chiesa di S. Teresa a Chiaia presente a Napoli
La villa inoltre ha trovato (grazie ad un recente studio su di essa) una possibile attribuzione al Vaccaro (importante architetto del ‘700), presente quest’ultimo in Puglia nel periodo della presumibile data di edificazione del casino (1734-1751). Sempre secondo questo studio, il Vaccaro, progettando villa Fiori si sarebbe ispirato ad un suo stesso progetto, poi mai realizzato; si tratta del progetto del “Gran Palazzo del Principe di Tarsia a Napoli” reso famoso grazie ad una incisione del Seson (1737). progetto incompiuto del proncipe di tarsia
Tutto quanto detto, sin ora, è il frutto di uno studio condotto da una ricercatrice biscegliese (dr.ssa Isabella di Liddo), che ha prodotto un intero capitolo intitolato “Il Sistema delle residenze Fiori a Bisceglie”; e che rientra in un testo -“Il Sistema delle Residenze Nobiliari nell’Italia Meridionale”- e questo in una collana -la “Collana Atlante del Barocco in Italia”-. Il Sistema delle Residenze Nobiliari nell’Italia Meridionale
La collana in questione, risulta tra le più prestigiose sul territorio nazionale (Responsabile per il territorio Terra di Bari e Capitanata prof.ssa Mimma Pasculli Ferrara dell’Università di Bari), è, infatti, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ed ha il patrocinio dell’UNESCO “Les Espaces De Baroque”. La collana è diretta dal prof. Fagiolo, il quale, già consulente presso il Ministero dei beni culturali, è un docente illustre nell’ambito dell’architettura barocca, ha, infatti, pubblicato numerosi e prestigiosi testi sul barocco; è il direttore del “Centro Studi sull’Immagine e la Cultura di Roma” ; è ideatore ed artefice della “Rete del Barocco”, costituita da una serie di “Centri di Studio sul Barocco” distribuiti sul territorio nazionale.
Bene, Villa Fiori è accolta in questo “Tempio della Cultura”.
Ma non si può raccontare di questo bene culturale di Bisceglie senza passare in rassegna le numerose ferite che ha subito.
Fino all’inizio del ’900 la villa possedeva un viale molto lungo che ne aumentava il carattere scenografico ed arrivava quasi a ridosso della strada consolare per Molfetta (infatti più di un viaggiatore dell’epoca ne ha fatto menzione nei propri diari di viaggio). Il viale era costellato di statue, e ve ne erano anche sui corrimano delle scale a tenaglia e al di sopra della balaustrata della loggia al primo piano. Panoramica dalla torre normanna della villa Fiori
Il viale e le statue sono stati spazzati via all’inizio del ‘900. Inoltre era presente una cappella, adiacente alla villa, distrutta anch’essa nello stesso periodo.
Intorno agli anni ’20, la villa è stata chiusa su entrambi i lati da due nuovi palazzi costruiti letteralmente attaccati ad essa, e da un terzo che ne ha chiuso la facciata posteriore separandosi da quest’ultima attraverso un piccolo atrio.
Intorno agli anni ’40 tre statue della facciata anteriore sono state vendute ad un concittadino e quest’ultimo, o per meglio dire il suo erede, si è reso disponibile a rivederle nel caso in cui questo bene culturale sia rivalutato a dovere.
Intorno agli anni ’50, innanzi alla facciata anteriore sono stati realizzati 2 box auto con ingresso a saracinesca (poi condonati). I box, tuttora presenti, si continuano con un muro posticcio che chiude quasi completamente la facciata scenografica della villa, visibile, oggi, solo attraverso un arco di ingresso.
Nel ’53 arriva il vincolo della Soprintendenza che ne impedisce l’abbattimento. L’interno della villa, poi , non poteva che essere coerente con la facciata rococò ( arredi, pavimenti, porte, affreschi); eppure allo stato attuale risulta contenere solo:
  1. un tondo a soffitto raffigurante una scena dell’Orlando il Furioso ( Angelica che cura la ferite di Medoro).
  2. Un tondo documentato, dal Dr Papagni Gennaro, e riemerso durante le operazioni di carteggio dell’appartamento che lo ospita.
  3. Un paio di appartamenti al primo piano è presumibile contengano all’interno elmenti decorativi (listelli lignei decorati o affreschi) ma probabilmente imbiancati da sempre ( in quanto abitati da proprietari anziani- Fonte Gennaro Papagni)
Purtroppo: un ottocentesco tavolato ligneo decorato col sistema della quadratura prospettica, con, tra l’altro, la raffigurazione di Apollo con la Viola da braccio accompagnato da un putto alato; non risulta più essere esistente, un vestibolo al primo piano coperto con un tavolato ligneo e decorato con motivi floreali risulta essere rimasto solo in parte (fonte Gennaro Papagni).
Oggi la villa risulta frazionata in una ventina di proprietari,ma il suo futuro, probabilmente, dipende anche dal resto della comunità biscegliese.

Riportiamo di seguito due opere, realizzate dai due artisti Domenico Veletri e Giuseppe Quercia, che rappresentano il Palazzo Fiori:
Dipinto di Domenico Velletri Il palazzo Fiori realizzato da Giuseppe Quercia


Dott. Gennaro Papagni
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Ins: 08/22/2014 - 09:44
Autore:
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Mi chiamo Benito Fiori e vivo a Cremona. Mio padre, Guglielmo, era figlio di Ottaviano (giunto a Roma negli anni ’20 e qui morto nel 1946 o 1947) e di Elisabetta Recchia morta in ancor giovane età. Mio padre aveva cinque sorelle e due fratelli, il primo, Giovanni, che ha dato a due dei suoi quattro figli i nomi di Ottavio ed Enrico (da me conosciuti) ed il secondo Riccardo.
Casualmente mi è capitato di vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=MSAJ8S-OUX8 in cui sono state date notizie sulla Villa Fiori di Bisceglie e in cui si è accennato a tale Ottaviano Fiori sul cui albero genealogico ho trovato singolari coincidenze con i racconti sulle origini della mia famiglia circolanti in casa molti anni fa (io ero giovane ed oggi ho quasi 80 anni).
Racconti relativi a: patriziati a Sorrento, matrimoni con donne delle famiglie Laviano e Manes - “dama di compagnia della Regina Margherita -, di uno stemma nobiliare (leone rampante in campo azzurro afferrante con le 4 zampe un giglio di oro è quello che per affetto ho fatto porre sulla tomba di mio padre), Palazzo Fiori-Laviano a Brindisi, una parentela con la famiglia Durano (la stessa dell’attore Giustino Durano che mio padre ha voluto andare a salutare in occasione di una sua visita a Cremona), di una forzata vendita dei suoi beni per debiti di gioco da parte di mio nonno e del suo trasferimento a Roma, ecc.. Qualche anno fa a mio figlio che con la sua famiglia passava per diporto da Brindisi gli chiesi di cercare “Palazzo Fiori”: non trovato.
Il punto però è che il luogo di queste radici mi era sempre stato detto che fosse la città di Brindisi. La notizia delle singolari coincidenze con la famiglia Fiori di Bisceglie fornite da quel video ha riacceso alcune mie curiosità sopite da decenni. A questo punto, nel caso non fosse un grosso problema, mi piacerebbe avere cortesemente risposte a queste tre domande:
1) La radici della mia famiglia sono di Bisceglie o di Brindisi ?
2) Se, come a me sembra, le “mie” radici sono a Bisceglie, vi vivono ancora membri della famiglia Fiori?
3) Esiste qualche rapporto con un certo Ruggero de Flor, o de Flores, o da Fiore (Brindisi 1267-1305, “maestranze” templare (poi cacciato) il cui vero nome era Rutger Von Blum, figlio di Richard von Blum - o von Blume, falconiere di Fedrico II di Svevia, e di una nobildonna brindisina?
Questo Ruggero fu capo della piuttosto famosa (per le nefandezze) "compagnia catalana" e di una flotta , assoldato con la sua soldataglia dall’Imperatore di Bisanzio Andronico II° per difendersi dai turchi, egli riportò numerose vittorie che costrinsero gli invasori a lasciare l'Egeo. Questi fatti d’arne cli meritarono il titolo di Megadux dell'Impero bizantino. Morì assassinato per ordine di Michele figlio di Andronico per la sua sfrenata ambizione.
Scusandomi per il disturbo arrecato, porgo distinti saluti
Benito Fiori
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